Giochiamo insieme

Dieci regole per giocare insieme ai propri bambini


I bambini, prima ancora di riuscire a rimanere seduti e fino alle soglie della pubertα, in tutti i luoghi del Mondo, amano e desiderano il gioco; mostrano di averne un bisogno continuo e forte, come del cibo e del calore materno. Una vera e propria necessitα biologica.

Il gioco dei bambini! Un misterioso e caotico insieme di euforia e confusione, riflessione e conoscenza, impegno e invenzione. Una zona franca, nella quale si pu≥ penetrare solo insieme ai bambini e con il loro permesso, per godere momenti di profonda e gioiosa intimitα spirituale.
Per tutti i genitori arriva il desiderio di passare del tempo con i propri figli giocando insieme. Un desiderio che ogni genitore ha sempre avuto nel cuore. Fino a non moltissimo tempo fa andava represso, soprattutto per i padri, come se abbandonarsi al gioco fosse disdicevole segno di debolezza! Oggi fortunatamente il desiderio Φ leggittimato dal parere del pediatra, dai consigli dell'insegnante, dal manuale di puericultura.
In effetti per il bambino, qualsiasi sia la sua etα, giocare insieme ai prop ri genitori, impegnando tutta la loro attenzione e tutto il loro coinvolgimento Φ uno dei piaceri pi∙ grandi.
Ma le cose non vanno sempre come si vorrebbe: si prendono due o tre giocattoli dalla stanza dei bambini, si portano sul tappeto grande del soggiorno e il gioco ha inizio. I mattoncini a incastro delle costruzioni prendono forma, oppure il papα finge di assaggiare le pietanze immaginarie che escono dalla cucina giocattolo, oppure ancora il trenino di legno comincia a inseguire un'automobilina.
Il gioco va avanti per un po' di tempo ma, a un certo punto, sembra che il delicato meccanismo del piacere reciproco, indispensabile alla riuscita di qualsiasi gioco, si stia inceppando. La sensazione si fa chiara per il genitore, quasi sempre il primo a perdere il piacere e l'entusiasmo iniziale, ma quasi subito viene contagiata anche la sensibilitα del bambino che comincia a giocare sempre pi∙ per conto suo.
Cosa Φ accaduto? Le risposte posso essere le pi∙ diverse: forse quella mamma non Φ riuscita a "giocare insieme" al suo bambino e, sempre per rimanere nell'esempio delle costruzioni, a incominciato a costruire per sΦ, manipolando i mattoncini verso una complessitα di forme superiore alle capacitα logiche del bambino. Oppure ha impresso al gioco un ritmo troppo "adulto", rallentando e dettagliando certi momenti della simulazione con la cucinetta.
Il bambino ha un approccio al gioco profondamente diverso rispetto all'adulto. E proprio su queste differenze deve riflettere l'adulto, e in particolare il genitore, quando vuole giocare con un bambino; nΦ Φ pensabile di compilare una sorta di prontuario che affronti questo tipo di problematiche, troppo ogni bambino Φ diverso dagli altri e persino da se stesso, un gi orno dopo l'altro.
Non Φ comunque detto che l'adulto debba necessariamente e sempre adeguarsi alle modalitα infantili. Il gioco Φ un dialogo che esige, tra i giocatori, un rapporto dialettico reale e non simulato.
Per uscire dall'empasse conviene cercare di assumere un atteggiamento mentale nuovo:riflettere su quelli che sono gli obiettivi del gioco del proprio bambino. L'esplorazione richiede ripetizioni che permettono la comprensione di quello che accade, la corsa deve essere capace di trasmettere l'ebrezza che giustifica l'impegno e lo sforzo, i preliminari debbono essere brevi, i pi∙ brevi possibile, ma insieme esaustivi, le situazioni possono succedersi vorticosamente e improvvisamente perchΦ la non libertα di doversi attenere a un tema prestabilito non Φ sempre necessaria.
Si possono per≥ circoscrivere delle piccole regole che conviene conoscere. Abbiamo pensato di presentarvele sotto forma di decalogo.